Una portavoce delle contestatrici: chiediamo un’educazione sessuo affettiva
Roma, 9 mag. (askanews) – “Noi vogliamo dire che non vogliamo essere dei corpi cioè non vogliamo che il corpo della donna venga visto come uno strumento per la riproduzione e non vogliamo neanche che il fine ultimo della donna e il suo unico obiettivo venga considerato la maternità. Inoltre, Roccella ha detto che nessuno ci sta impedendo la nostra libertà ma è sempre lei che ha detto che ‘l’aborto, purtroppo, è un diritto’ e quindi appunto siamo venuti qua per ribadire questo e per ribadire il fatto che noi chiediamo nelle scuole un’educazione al consenso, un’educazione sessuo affettiva ed è tutto l’anno che lo chiediamo e che la proposta di Valditara non ci soddisfa e non ci soddisferà mai. Chiediamo una pedagogia transfemminista nelle scuole che possa educarci per formare un altro tipo di società, basata sul rispetto, sulla cura e sul transfemminismo”.Così una delle giovani portavoci dell’Assemblea Transfemminista di Aracne, il gruppo di studenti e studentesse provenienti da tutta Italia che giovedì 9 maggio ha duramente contestato la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella agli Stati generali della Natalità, a Roma, costringendola – di fatto – ad andare via, rinunciando al suo intervento.”L’aborto deve essere un diritto e deve essere tutelato. Non è possibile che in Italia abortire sia praticamente impossibile, in alcune regioni non c’è addirittura la possibilità di abortire – ha concluso la studentessa – noi vogliamo che questo messaggio passi, vogliamo farci sentire, vogliamo prendere noi, in prima persona, le decisioni su di noi, sui nostri corpi e non vogliamo che qualcun altro decida per noi e deciderà su di noi”.