ROMA – “Censura!”. “No, dissenso”. “Mi hanno impedito di parlare“, “si chiama contestazione, ed erano in quindici…”. La partita di ping pong tra accusa e difesa, tra ministra vittima e rinfacciatori di vittimismo, è andata avanti per tutta la giornata. In un flusso costante di reazioni al Roccella-gate, la ministra della famiglia che agli Stati generali della natalità ha lasciato il palco senza intervenire, perché “sopraffatta” da urla e fischi. Al treno della solidarietà è seguito, a rimorchio, quello dei distinguo. E così mentre Roccella invocava provocatoriamente l’appoggio degli intellettuali già-censurati – i vari Saviano e Scurati – gli altri avevano già abbondantemente risposto che la politica dovrebbe sapersi misurare con il dissenso. Eccone un estratto non esaustivo:
L’articolo “La censura viene dall’alto, dal basso si chiama contestazione”: il dissenso corre su X. Roccella, vittima o vittimismo? proviene da Agenzia Dire.
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