In un’Asia in crisi demografica, queste strutture sono richieste
Roma, 7 giu. (askanews) – L’Asia orientale è sempre più ricca e sempre meno giovane. Così Keppel – gruppo di sviluppo immobiliare e dei servizi con base a Singapore – ha deciso di investire sul lusso e sulla vecchiaia, aprendo la sua prima residenza di lusso per anziani in Asia nella città cinese di Nanchino. Lo racconta Nikkei Asia.
Il conglomerato di Singapore punta a creare un modello, aprendo strutture simili per ricchi anziani in diverse altre città dell’Asia.
La struttura di quasi 20.000 metri quadrati, sotto il marchio Sindora Living, può ospitare circa 400 residenti. Nasce usando la struttura di una vecchia casa di riposo per anziani, acquisita alla fine del 2022 e poi ristrutturata.
I servizi che la residenza per anziani deluxe offre includono ovviamente l’assistenza medica, infermieristica, riabilitazione e cura della demenza. Inoltre offrirà comodità come tapis roulant “antigravità” e una piscina per esercizi. Viene fornita anche assistenza diurna per i residenti dell’area.
“Le popolazioni in rapido invecchiamento stanno aumentando la domanda di servizi di assistenza di qualità per anziani in molte parti del mondo, specialmente in Asia”, ha dichiarato Louis Lim, CEO del settore immobiliare di Keppel, in un comunicato stampa durante la cerimonia di apertura.
L’azienda potrebbe considerare di espandere Sindora Living a Singapore e in altri mercati.
Nel 2020, Keppel ha completato l’acquisizione di una quota del 50% in Watermark Retirement Communities, con sede nello stato sud-occidentale degli Stati Uniti dell’Arizona e gestisce circa 70 strutture.
La Cina sta vivendo una notevole crisi demografica che ricorda, per il suo andamento, quella del Giappone, ma con il non secondario problema di un paese che non ha ancora raggiunto i livelli di welfare nipponici.
La popolazione della Cina è diminuita di oltre 2 milioni lo scorso anno, registrando il primo calo in 60 anni e segnalando il picco di mortalità più alto da 50 anni a questa parte, secondo quanto ha comunicato l’Ufficio nazionale di statistica di Pechino.
Secondo i dati ufficiali, la popolazione della Cina continentale è scesa di 2,08 milioni lo scorso anno a 1,4097 miliardi, rispetto a 1,4118 miliardi nel 2022. L’anno scorso sono nati 9,02 milioni di bambini, in calo del 5,6% rispetto ai 9,56 milioni del 2022, secondo l’ufficio di statistica. Il tasso di natalità è stato il più basso da quando sono iniziate le registrazioni, nel 1949, con 6,39 nascite ogni 1.000 persone rispetto alle 6,77 del 2022.
Nel 2023, inoltre, sono morte 11,1 milioni di persone, 690.000 in più rispetto al 2022, spingendo il tasso di mortalità nazionale a 7,87 per 1.000 persone. Nel 2022 era stato il 7,37 per mille, mentre il livello più alto mai registrato è stato l’8,06 per mille persone registrato nel 1969.
La Cina ha potuto contare per decenni sul cosiddetto dividendo demografico: una grande disponibilità di manodopera a basso costo, che ha alimentato lo sviluppo della sua struttura industriale e che l’ha resa la “fabbrica del mondo”. Quel periodo, però, è ormai alle spalle. Oggi la Cina è di fatto il secondo paese più popolato al mondo, dopo l’India, ed è uno di quelli con l’età media più elevata.
Negli ultimi anni Pechino ha varato una serie di misure nel tentativo di invertire la tendenza all’invecchiamento e anche di aumentare le nascite, ma non hanno prodotto risultati. Nel 2021, Pechino ha allentato le restrizioni sulle nascite per consentire alle coppie di avere tre figli, dopo aver abbandonato la politica del figlio unico nel gennaio 2016 a favore di una politica dei due figli.
La politica dei tre figli è stata seguita da una serie di incentivi da parte dei governi locali, che vanno dal congedo parentale prolungato ai tagli fiscali e ai premi in denaro per le famiglie con più di un figlio. Ma tutto q uesto non è evidentemente bastato.