Quasi 17 milioni di elettori avranno due schede: europee e comunali Roma, 8 giu. (askanews) – Non solo elezioni europee: in 3.708 comuni, quasi 17 milioni di elettori (16.798.420) sono chiamati a scegliere un nuovo sindaco e circa 42.900 consiglieri comunali. Si voterà anche in sei città capoluogo di regione, Campobasso, Perugia, Potenza, Bari, Cagliari e Firenze. Queste ultime tre sono anche Città Metropolitane. Il comune più grande che andrà al voto è Firenze, con 361.619 abitanti, quello più piccolo è Pedesina, in provincia di Sondrio con 35 anime. Altri 12 comuni che rinnoveranno sindaco e consigli superano i 100mila abitanti: Bari, Prato, Modena, Reggio Emilia, Perugia, Livorno, Cagliari, Ferrara, Sassari, Bergamo, Pescara e Forli.
I Comuni di nuova istituzione che andranno per la prima volta al voto sono quattro: Uggiate con Ronago in provincia di Como, Setteville in provincia di Belluno, Santa Caterina d’Este in provincia di Padova e Sovizzo in provincia di Vicenza.
La Lombardia è la regione con il maggior numero di comuni al voto, 961, seguita dal Piemonte con 801. La regione con meno comuni chiamati alle urne è la Sardegna con 27, una delle tre regioni a statuto speciale con il Friuli Venezia Giulia, e la Sicilia. In Valle d’Aosta si voterà solo per rinnovare il Parlamento Ue, mentre per il Trentino Alto Adige si aggiunge Rovereto con il turno di ballottaggio delle comunali, tra Giulia Robol, sostenuta dal centrosinistra e Giampiero Lui, candidato per il centrodestra, senza FdI. Anche se l’attenzione sarà tutta concentrata sulle elezioni europee, il risultato delle urne delle sei città capoluogo di regione non lascerà indifferenti i leader dei partiti nazionali.
Vediamo nel dettaglio la situazione: BARI: per il dopo Antonio Decaro, il centrosinistra non ha trovato la quadra su un candidato unitario e così per la corsa allo scranno più alto di Palazzo di Città ci sono Michele Laforgia, candidato M5s, sostenuto da sei liste e Vito Leccese, indicato dal Pd, appoggiato da Verdi e Azione assieme a otto liste civiche, tra cui Decaro per il sindaco, che corre solo per i Municipi. Il centrodestra invece arriva compatto e punta su Fabio Romito, scelto dai partiti di governo Fratelli d’Italia, Forza Italia, Noi moderati, Udc-Prima l’Italia e alcune altre liste civiche. Ci sono poi Sabino Mangano, ex M5s ed ex consigliere comunale con la sola lista Oltre e Nicola Sciacovelli, anche lui ex consigliere comunale, sostenuto dalle liste Sciacovelli sindaco-Ci piace e Noi per Bari-Italexit per l’Italia per Sciacovelli sindaco.
CAGLIARI: Zedda contro Zedda. E’ derby (dei nomi) a Cagliari per la carica di sindaco. Alessandra Zedda, per il centrodestra, e Massimo Zedda, per il campo largo del centrosinistra, sono i candidati (non parenti) più accreditati a succedere a Paolo Truzzu di FdI, che ha lasciato Palazzo Civico per la Regione Sardegna. Alessandra Zedda, ex presidente della Giunta regionale sarda, passata da Forza Italia alla Lega è sostenuta da FdI, Lega, FI e altre quattro liste civiche. Massimo Zedda, ex sindaco di Cagliari dal 2011 al 2019, è il candidato dello stesso campo ‘larghissimo’ (10 liste) di centrosinistra che ha portato Alessandra Todde a vincere le regionali. Ci sono poi tre candidati indipendenti: Giuseppe Farris (Movimento CiviCA 2024), Emanuela Corda, ex M5s, (Alternativa), Claudia Ortu (Potere al Popolo e Pci).
CAMPOBASSO: il centrodestra, dopo aver conquistato nel giugno dello scorso anno, la Regione Molise grazie a Francesco Roberti, ora punta anche al comune di Campobasso con Aldo De Benedittis, ex assessore al Bilancio, sostenuto da sei liste: Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Popolari per l’Italia, Noi moderati e Udc. La decisione dei vertici del M5s di non concedere una deroga alla sindaca uscente, Paola Felice, al secondo mandato, ha portato la coalizione di centrosinistra a scommettere su Marialuisa Forte, appoggiata dai Pentastellati, Pd e Alleanza Verdi-Sinistra. Per la corsa a Palazzo San Giorgio c’è anche Pino Ruta, candidato sindaco di tre liste: Costruire democrazia, Unica terra Molise e Confederazione civica.
FIRENZE: il centrosinistra non è stato capace di trovare una sintesi per il dopo Nardella e così, per la poltrona di sindaco a Palazzo Vecchio, ai nastri di partenza arriva frastagliato con diversi candidati: il Pd, con Sinistra Italiana, +Europa, Azione, Europa Verde, Movimento Laburista, Volt e Movimento Centro, ha scelto Sara Funaro, ex assessore all’Educazione. Matteo Renzi con Italia viva ha messo in campo l’ex vicepresidente regionale, Stefania Saccardi. M5s ha deciso di puntare su Lorenzo Masi, consigliere comunale uscente. Ci sono poi Cecilia Del Re, ex assessore della giunta Nardella, con la lista Firenze Democratica, Dmitrij Palagi, supportato da Rifondazione comunista, Possibile e Potere al Popolo. Tutt’altro discorso nel centrodestra che, grazie ad una decisione unitaria, ha tirato fuori dal cilindro l’ex direttore degli Uffizi, il tedesco, Eike Schmidt, oggi alla guida del Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli. In corsa per la carica di sindaco di Firenze ci sono anche Andrea Asciuti sostenuto dal Movimento Indipendenza di Gianni Alemanno e dal Popolo della Famiglia, Alessandro De Giuli con Firenze Rinasce, Francesco Zini, con Firenze Cambia e Francesca Marrazza, con Ribella Firenze.
PERUGIA: il centrodestra schiera Margherita Scoccia (FdI) per continuare a guidare il comune di Perugia, dopo i 10 anni targati Andrea Romizi. Scoccia, attuale assessora all’Urbanistica, è sostenuta da otto liste tra cui Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. A sinistra un campo largo scommette su Vittoria Ferdinandi, psicologa clinica, nel 2021 nominata Cavaliere al merito della Repubblica per il suo impegno a favore delle persone con disturbi mentali. Ferdinadi è appoggiata da sette liste tra cui Pd, M5s, Avs e Azione. In corsa per la carica di sindaco ci sono anche Massimo Monni (Perugia Merita), l’ex senatore Leonardo Caponi (Pci), e l’ex calciatore del Perugia e della Juventus, Davide Baiocco (Forza Perugia, Alternativa Riformista – Italexit).
POTENZA: squadra che vince non si cambia. E così il centrodestra per le comunali a Potenza si ripresenta con lo stesso campo allargato, ad Azione e Italia viva, che ha portato al bis di Vito Bardi alla presidenza della Regione. Per la corsa a sindaco, la coalizione di centrodestra propone Francesco Fanelli, esponente della Lega, ex vicepresidente della giunta regionale uscente. Discorso diverso nel centrosinistra, che non avendo raggiunto un’intesa, si presenta frastagliato e senza il simbolo del Pd sulla scheda elettorale: c’è Francesco Giuzio, ex consigliere comunale, appoggiato dalla lista Basilicata Possibile; c’è Pierluigi Smaldone, ex consigliere comunale, sostenuto da Potenza Ritorna, M5s e Città nuova; c’è Vincenzo Telesca, ex consigliere comunale, candidato sindaco per Uniamoci per Potenza-Telesca sindaco, La Potenza dei Cittadini-Potenza democratica, Insieme per Potenza, Basilicata Casa Comune, Potenza prima e da una parte del Pd.
COME SI VOTA I seggi saranno aperti oggi (dalle 15 alle 23) e domani (dalle 7 alle 23), in concomitanza con le elezioni europee e le regionali del Piemonte, come deciso dal governo con il Ddl Elezioni. L’inizio delle operazioni di scrutinio è fissato alle 14 di lunedì 10 giugno.
Nei comuni fino a 15.000 abitanti si vota con un turno unico. Gli elettori possono esprimere una preferenza per il sindaco e una per la lista dei consiglieri comunali collegata al candidato alla carica di sindaco prescelto. Viene eletto il sindaco che ottiene la maggioranza dei voti. In caso di parità di voti si procede ad un turno di ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti, da effettuarsi la seconda domenica successiva. In caso di ulteriore parità viene eletto il più anziano di età.
Nei comuni con più di 15.000 abitanti l’elettore ha tre possibilità di voto: tracciare un segno solo sul simbolo di una lista, assegnando la propria preferenza alla lista contrassegnata e al candidato sindaco collegato; tracciare un segno sul simbolo di una lista (partito), tracciando contestualmente un segno sul nome di un candidato sindaco non collegato alla lista votata, quest’ultimo caso è il cosiddetto ‘voto disgiunto’; tracciare un segno solo sul nome del candidato sindaco, votando così solo per il candidato sindaco e non per la lista o le liste a quest’ultimo collegate. Inoltre ogni elettore può esprimere, nelle apposite righe affiancate al simbolo della lista, uno o due voti di preferenza, scrivendo il cognome di non più di due candidati (un uomo e una donna, pena l’annullamento della seconda preferenza) compresi nella lista da lui votata.
Chi ottiene la maggioranza assoluta dei voti validi (50%+1) al primo turno diventa sindaco. Se nessun candidato raggiunge questa soglia si rivota domenica 23 giugno (dalle 7 alle 23) e lunedì 24 giugno (dalle 7 alle 15) per il ballottaggio, scegliendo tra i due candidati che al primo turno hanno ottenuto il maggior numero di voti. Al secondo turno viene eletto sindaco il candidato che ottiene il maggior numero di voti.
(di Benedetto Lattanzi)