Siamo solo agli inizi dello sviluppo, deve essere regolata e migliorata per essere più sicura
Modena, 8 giu. (askanews) – Le nuove tecnologie, soprattutto quelle legate all’intelligenza artificiale, non devono suscitare grandi timori: spesso “la paura” è “legata alla disinformazione e alla mancanza di conoscenza”. Ma dal momento che “utilizzano una grande quantità di dati” devono “essere regolate, migliorate e rese sempre più sicure, sempre più robuste, sempre più trasparenti”. Lo ha detto Rita Cucchiara, professore ordinario di Ingegneria Informatica presso il Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” dell’Università di Modena e Reggio Emilia e collaboratrice della Scuola di Formazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri per l’Intelligenza artificiale, in occasione di “Sete di futuro”, l’iniziativa promossa dall’associazione Ho avuto sete a Modena. “Io credo che la paura sia molto legata anche alla disinformazione e alla mancanza di conoscenza – ha spiegato Cucchiara -. Tutte le tecnologie fanno paura se in momenti in cui sono utilizzate in modo sbagliato, o a volte anche semplicemente in modo non consapevole”. Però, ha avvertito la docente “è anche vero che devono essere regolate proprio perché sono potenti, possono anche essere utilizzate in modo malevole o degenerare in modo sbagliato come tutte le tecnologie. Quindi è corretto il fatto che ci sia un controllo e una gestione di queste tecnologie”. “I sistemi di intelligenza artificiale sono sistemi informatici progettati da persone consapevoli e progettati sapendo quello che si deve utilizzare – ha ricordato Cucchiara -. E’ ovvio che nel momento in cui soprattutto i sistemi di grande dimensione utilizzano miliardi di dati, il controllo su questo è molto complesso e quindi devono essere studiato anche dei meccanismi di filtraggio posteriore o di quelli che si chiamano in generale guard rail, quindi la possibilità di rinchiudere queste tecnologie in un aspetto di consapevolezza. Ma non credo che gli esseri umani debbano avere paura di essere annientati da una tecnologia, né da queste né da un’altra”. L’idea di base, ha concluso la docente, è che “bisogna sempre migliorare, perché siamo solo agli inizi, per poterle rendere sempre più sicure, sempre più robuste, sempre più trasparenti”.