Lo sfida Pentenero con 5 liste di centrosinistra, Disabato con il M5s
Torino, 8 giu. (askanews) – Complici la concomitanza con le europee e il mancato accordo Pd-M5s che avrebbe reso il Piemonte più contendibile, la campagna elettorale delle regionali subalpine ha fatto fatica ad emergere nelle cronache nazionali. Eppure dall’esito di questa corsa a cinque con 13 liste non mancheranno indicazioni politiche generali sullo stato di salute di partiti e coalizioni. Da una parte il centrodestra punta con fiducia verso il bis di Alberto Cirio, ma con rapporti di forza che rischiano di essere talmente diversi da terremotare l’attuale giunta regionale. Dall’altra il centrosinistra dovrà fare i conti con un sistema elettorale in gran parte maggioritario, che premia la capacità di tenere unite le coalizioni, e confermare o meno la sua tenuta almeno a Torino, grande città produttiva del Nord dove primeggia da 25 anni.
Il presidente uscente, che nel 2019 sfiorò la maggioranza assoluta (49,86%) contro il 35,8% del centrosinistra e il 13,61% del M5s, si presenta oggi con il sostegno delle quattro componenti nazionali della coalizione (Fi, Fdi, Lega e Noi Moderati), ma anche di Azione, che non è presente con il proprio simbolo ma con un proprio candidato nella lista civica del presidente. Il centrosinistra, che dopo un lacerante braccio di ferro interno ai dem tra bonacciniani e schleiniani ha candidato alla presidenza l’ex assessore regionale e comunale a Torino Gianna Pentenero, tiene insieme Pd, Avs, le liste civiche Piemonte ambientalista e solidale e Pentenero Presidente, ma anche l’altra costola della diaspora centrista, cioè la lista Stati Uniti d’Europa di Emma Bonino e Matteo Renzi.
Sul fronte pentastellato la sfidante è Sarah Disabato, capogruppo 35enne a Palazzo Lascaris e coordinatrice regionale del partito, fedelissima dell’ex sindaca di Torino Chiara Appendino che l’ha accompagnata in un tour elettorale in camper di due settimane. Sono infine candidati alla presidenza due outsider: la storica attivista No Tav e ex grillina Francesca Frediani, candidata di Piemonte Popolare dopo due mandati in Consiglio regionale, e l’avvocato Alberto Costanzo, già in campo con Italexit alle politiche e in corsa questa volta per la lista antisistema Libertà di Cateno De Luca e dell’ex viceministra grillina Laura Castelli. Le urne diranno anche il peso del fattore giustizia, viste le inchieste che hanno colpito esponenti di Pd e M5s in campagna elettorale. La prima tegola è quella caduta sulla testa dell’83enne Salvatore Gallo, esponente dei dem piemontesi ed ex socialista, indagato per peculato, estorsione e violazione delle norme elettorali. L’aspirante consigliere del M5s Marco Allegretti è invece indagato per truffa e dopo avere appreso dalla stampa del suo coinvolgimento in due diverse indagini si è subito ritirato dalla competizione, anche se potrebbe risultare comunque eletto.
Le Lega è invece scivolata sul video-tutorial della sua consigliera regionale uscente e ricandidata Sara Zambaia nel quale suggeriva il voto disgiunto mettendo una croce “su un candidato presidente che non sia Cirio”, puntando preferibilmente “per simpatia” su Disabato. L’esponente leghista ha poi precisato che si trattava di un filmato “privato” registrato per rispondere a una precisa richiesta di alcuni elettori del M5s e della sinistra che volevano sostenere il proprio candidato presidente, esprimendo allo stesso tempo, come ammesso dalla legge elettorale, preferenza per la candidata della Lega. In ogni caso se non si tratta di boicottaggio ai danni di Cirio è per lo meno un infortunio, tanto che ha richiesto l’intervento di Matteo Salvini per assicurare la fedeltà del suo partito.
Pentenero e Disabato hanno puntato molte delle loro carte sulla proposta di rendere gratuiti i mezzi pubblici per i giovani e sui problemi della sanità pubblica piemontese, a partire dalle liste di attesa che sarebbero un quinto del totale nazionale. Un fardello che Cirio ha rivendicato di avere già alleggerito tanto che “nel 2022 la Corte dei Conti ha certificato il recupero come il migliore d’Italia”. A far molto discutere è stato poi l’annuncio, fortemente voluto da Fdi, dell’apertura all’ospedale Sant’Anna della “stanza dell’ascolto” dei pro-vita per cercare di aiutare le donne a superare le cause che potrebbero indurle ad abortire. “Noi difendiamo il diritto delle donne di scegliere sul proprio corpo” ha tuonato Elly Schlein nel suo affollato comizio torinese in piazza Solferino. Quanto al tema Mirafiori l’assist a Cirio, ma anche al sindaco dem di Torino Stefano Lo Russo, è arrivato dall’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, che a fine maggio ha annunciato ai sindacati, a due settimane dal voto, che produrrà la 500 ibrida nella fabbrica torinese dal 2026.
Da lunedì pomeriggio occhi puntati infine non solo sul nome del nuovo (o vecchio) presidente che uscirà dalle urne, ma anche sulla percentuale del suo successo, visto che la nuova legge elettorale regionale assegna un premio di maggioranza variabile alla coalizione vincente: almeno il 55% dei seggi in caso di vittoria con una percentuale inferiore al 45%, 60% dei seggi in caso di vittoria con una percentuale compresa fra il 45% e il 60% inclusi, 64% dei seggi con un consenso superiore al 60%. (di Andrea Sagramoso)