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DIRETTA | Giornalismo, corso Ue: nel giorno 2 parlano gli eurodeputati

Dall'Italia e dal MondoDIRETTA | Giornalismo, corso Ue: nel giorno 2 parlano gli eurodeputati

ROMA – Seconda giornata nella redazione dell’agenzia di stampa Dire a Roma del corso di formazione sull’Europa rivolto ai giovani giornalisti, content creator e operatori dell’informazione selezionati nei giorni scorsi.

A coordinare l’iniziativa, negli spazi di corso d’Italia 38/a, con lezioni, dialoghi, laboratori e prove pratiche, sono per tre giorni docenti, eurodeputati e esperti di diritto, politica e comunicazione dell’Ue.
Si comincia alle 9.30 e si termina alle 18.30, oggi e poiancora domani secondo lo stesso orario.

Il tema della giornata è ‘Al lavoro in redazione… e occhio alle fake news!’. Previste testimonianze di più eurodeputati: Susanna Ceccardi, del gruppo dei Patrioti per l’Europa, Camilla Laureti, dell’Alleanza progressista dei Socialisti e democratici, e Nicola Procaccini, dei Conservatori e riformisti europei.

CASTELLANETA (UNIBA): “UE IMPEGNATA A TUTELA LIBERTÀ”

L’impegno contro le azioni giudiziarie “intimidatorie e vessatorie” nei confronti dei reporter da parte di “poteri forti di varia natura” è al centro della cosiddetta direttiva “Slapp“: lo sottolinea Marina Castellaneta, professoressa di Diritto internazionale all’Università di Bari, giornalista e blogger. Dell’argomento si discute al corso di formazione per giovani cronisti, content creator e operatori dell’informazione che si tiene nella redazione dell’agenzia Dire a Roma.
Castellaneta cita anche un secondo provvedimento, lo European Media Freedom Act. “Si tratta di un regolamento che vuole garantire la libertà dei mezzi di informazione” evidenzia la professoressa. In entrambi i casi, secondo Castellaneta, le misure approvate dal Parlamento europeo “costituiscono atti molto importanti che potrebbero avere un effetto sul piano interno”.
Il via libera dell’Ue alla direttiva “Slapp” è giunto nel marzo scorso. L’obiettivo, si evidenzia sul sito del Consiglio dell’Unione europea, “è proteggere le persone che si esprimono su questioni di interesse pubblico da azioni legali abusive volte a metterle a tacere”. Nel testo si legge ancora: “Le persone bersaglio delle cosiddette Slapp, le Azioni legali strategiche tese a bloccare la partecipazione pubblica, generalmente giornalisti e difensori dei diritti umani, beneficeranno di una serie di garanzie e misure procedurali che si applicheranno alle domande manifestamente infondate o ai procedimenti giudiziari abusivi in materia civile con implicazioni transfrontaliere”.

E’ giunto a marzo anche il via libera del Parlamento Ue allo European Media Freedom Act. L’intento delle norme, si legge sul sito dell’Assemblea, è “proteggere i giornalisti e i mezzi di informazione dell’Ue da ingerenze politiche o economiche”.

PROCACCINI (FDI): MONITORARE IA, SIAMO SOLO A INIZIO

Il Digital Services Act (Dsa) “è un’operazione spericolata, che dovremo monitorare tutti e controllare nel corso del tempo”: a denunciarlo l’eurodeputato Nicola Procaccini di Fratelli d’Italia (Fdi), nel gruppo Ue dei Conservatori e riformisti (Ecr).
Il parlamentare sottolinea: “Le piattaforme non possono decidere al posto nostro e d’altra parte l’intelligenza artificiale va avanti ed è irrefrenabile”, con aspetti e implicazioni “inquietanti”.
Il deputato parla ai partecipanti al corso europeo per giovani giornalisti e content creator che si tiene nella redazione dell’agenzia Dire a Roma. La riflessione è sul ruolo che l’intelligenza artificiale svolge nel produrre contenuti che potrebbero avere una destinazione giornalistica.
Procaccini cita come esempio la creazione di immagini o video mai esistiti nella realtà e che arrivano a coinvolgere personaggi importanti come i candidati alla presidenza americana Donald Trump e Kamala Harris. “Ora questi contenuti si riconoscono ad occhio nudo, ma presto temo che non sarà più così” evidenzia Procaccini. “Il Dsa è un punto di partenza, quindi, ma la strada da percorrere è lunga e qualcosa andrà sicuramente corretto e migliorato”.

“NELLA NUOVA LEGISLATURA LA DESTRA DARÀ TANTO”

“Alla nuova legislatura, che apre una stagione europea molto diversa dalle precedenti, la destra potrà dare tanto”, non solo perché “quasi tutti i vorrei degli Stati membri si sono spostati verso destra”, ma anche perché questo è diventato “evidente all’interno della Commissione”. Ne è convinto Nicola Procaccini, eurodeputato di Fratelli d’Italia, nel gruppo dei Conservatori e riformisti (Ecr), in dialogo con i partecipanti al corso per giovani giornalisti e content creator nella redazione romana dell’agenzia Dire.
Il prevalere di partiti di destra, secondo il parlamentare, porterà a “un freno all’allarmismo climatico, a un approccio più pragmatico al controllo dell’immigrazione illegale e a un limite al modello federalista, pure grande tendenza degli ultimi 20 anni”. Una tendenza che, secondo il deputato, ha portato a “spogliare gli Stati di competenze, rischiando di renderli entità amministrative a fronte di un super-Stato europeo”.
Sollecitato dagli studenti, Procaccini interviene anche nel dibattito sulle radici dell’Europa: “Siamo europei non solo nella prospettiva ma anche nel retaggio; ritengo che la cultura europea sia sovrapposizione di contributi che non possono essere cancellati”. Secondo il deputato, tra questi ci sono “le radici giudaico-cristiane”, un elemento che “per noi è una delle priorità, ma che è stato saccheggiato nel corso di questi ultimi anni”. Nei palazzi delle istituzioni europee, continua Procaccini, “tra le sale intitolate a donne e uomini di prestigio, manca ad esempio quello di San Benedetto, patrono d’Europa”. Secondo il deputato, la questione non è solo confessionale” ma chiama in causa “la nostra identità”. Stando a Procaccini, “se ci rinunciamo, si creerà un vuoto” che peserà anche “nella capacità di navigare, cioè di legiferare”. Recuperando il gergo nautico, conclude il parlamentare, “ci stiamo privando del punto nave”.

“LA RISPOSTA AL REPORT DI DRAGHI SONO GLI INVESTIMENTI”

“Il rapporto Draghi nasce dall’esigenza di analizzare la perdita di competitività dell’economia europea”. A sottolinearlo Nicola Procaccini, eurodeputato di Fratelli d’Italia (Fdi), nel gruppo dei Conservatori e riformisti (Ecr).
“Siamo sempre stati a favore di un fondo comune, che non significa però mettere in comune i bilanci” sottolinea il deputato. “Senza un rilancio, perdiamo il privilegio di occuparci di chi resta indietro o della difesa dell’ambiente”. Un tema importante, quest’ultimo, che pure “non deve frenare la crescita”.

“VOTARE CONTRO VON DER LEYEN SCELTA GIUSTA”

“Noi di Fratelli d’Italia abbiamo votato contro la nomina di Ursula Von der Leyen alla presidenza della Commissione perché non ne condividiamo il programma.
Contrariamente alle letture di varie testate, che hanno parlato di ‘voto ingiusto’, ‘Italia isolata’ e ‘disastro negli anni a venire’ per il nostro Paese in Ue, abbiamo voluto semplicemente esprimere una posizione diversa e non è successa nessuna tragedia, anzi, tutto il contrario”. Lo dichiara Nicola Procaccini, eurodeputato di Fratelli d’Italia, nel gruppo dei Conservatori e riformisti europei (Ecr).
Procaccini evidenzia che, nonostante letture “allarmiste” sul voto contrario a Von der Leyen, in seno alla prossima Commissione, “ci è stato dato un ruolo particolarmente incisivo con la nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo della Commissione, con varie deleghe”.

CECCARDI (LEGA): “LA VERITÀ RICHIEDE CORAGGIO”

L’importanza di ricercare la verità, come presupposto per documentare il lavoro nel Parlamento europeo, sede di “tanti dibattiti in cui la verità spesso viene oscurata anche in virtù del politicamente corretto; e invece va sempre fatta emergere, anche come tutela della democrazia”. Sono parole di Susanna Ceccardi, eurodeputata della Lega, nel gruppo Patrioti per l’Europa.
Un messaggio, il suo, rivolto ai giovani giornalisti e content creator che partecipano alla seconda giornata del corso europeo nella redazione dell’agenzia Dire a Roma.
La deputata, che è anche sostituta Affari esteri e membro della Commissione Libe, si è occupata di attivisti, oppositori e reporter incarcerati dalla Bielorussia alla Cina, dalle Filippine al Venezuela. Casi che “dimostrano come i regimi dittatoriali sono disposti a mettere all’angolo le voci critiche, soprattutto della stampa, pur di non far emergere la verità”. Il consiglio?
“Non bisogna avere paura di seguire queste vicende”, dice Ceccardi, perché “per fare politica e giornalismo a certi livelli non deve mancare il coraggio di assumere posizioni che mettono in crisi o farci rischiare qualcosa”.
Un esempio, la recente votazione sul Digital Service Act, su cui c’è stato un animato dibattito politico. “Noi della Lega siamo stati l’unico partito a non votarlo, e ora ne stanno emergendo le storture” dice Ceccardi. Che spiega: “Quel testo punta a regolamentare le piattaforme digitali per contrastare contenuti non consoni”. – Secondo la deputata, “una intenzione lodevole” che tuttavia “incide e decide su quali informazioni, anche giornalistiche, possono circolare e quali no”. Ancora Ceccardi: “Noi ci siamo posti il problema di capire chi realizzasse questo lavoro di filtro e dato che non abbiamo ricevuto sufficienti informazioni abbiamo deciso di non votarlo; il coraggio è alla base della libertà”.

IN UCRAINA SERVONO MENO ARMI E PIÙ DIPLOMAZIA”

Cercare “una de-escalation”, con “meno armi e più diplomazia”: questa la via indicata in relazione al conflitto tra Ucraina e Russia da Susanna Ceccardi, eurodeputata della Lega e del gruppo Patrioti per l’Europa.
“Ho una posizione filoatlantica”, ha detto Ceccardi, “ma credo che dopo gli scarsi risultati ottenuti dalla politica europea, che non ha saputo mediare, e il caso della crisi russo-ucraina è esemplare, dobbiamo rivedere un po’ nostra posizione”.
La deputata ha aggiunto: “Siamo per cercare una via diplomatica a questo conflitto e per questo non abbiamo votato per i paragrafi 8 e 9 della risoluzione approvata dal Parlamento Ue, che prevedevano in aggiunta la possibilità di aggredire in territorio russo con armi fornite all’Ucraina”.
Secondo Ceccardi, scelte del genere costituiscono “un ulteriore passo verso una escalation militare e bellica che non ci possiamo permettere”.

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